Manhunt 2 » Speciali ed articoli » Tra censura e mercato
Se non avete mai giocato Manhunt, sappiate di esservi persi uno dei giochi stealth più fedeli e tenebrosi del genere. Con il primo capitolo uscito nel 2003 per Sony PlayStation 2 e successivamente su PC e Microsoft Xbox, Manhunt ha dato il via ad un genere particolare dove l’importante non è uccidere, ma sopravvivere.
A creare il primo titolo della saga fu Rockstar North, già conosciuta per i successi della serie Grand Theft Auto, ma con GTA IV alle porte, Take 2 ha preferito spostare l’onere e l’onore dello sviluppo di un secondo capitolo alla divisione londinese di Rockstar. Diversi sono quindi gli aspetti totalmente nuovi di Manhunt 2 e non parliamo solo di grafica o tecnica, ma del cuore pulsante del gioco stesso. L’ambientazione si sposterà infatti dai film snuff ad una tipologia più comune e già utilizzata in titoli come The Suffering. Dovremo quindi dimenticarci di Starkweather, delle gangs, delle telecamere a circuito chiuso e di James Earl Cash, il protagonista di Manhunt.
L’uscita di Manhunt 2 è stata però sconvolta il 19 Giugno 2007 delle scelte di BBFC ed ESRB – gli organismi di rating Inglese ed Americano – che hanno rispettivamente messo al bando e classificato Manhunt 2 come un titolo adatto solo agli adulti. La scelta dell’ESRB è una sorta di sinonimo di bando visto che Sony e Nintendo non pubblicano giochi per soli adulti sulle proprie console esattamente come i maggiori negozi americani – le grosse catene come WalMart – non mettono in vendita giochi riservati ad un pubblico adulto.
Con la creazione di questo speciale vogliamo cercare di chiarire al meglio la situazione che si è venuta a creare parlando ovviamente di Manhunt 2, ma anche del ruolo degli organi di rating all’interno del mondo videoludico.
Manhunt 2, la caccia all'uomo è ricominciata... censurata
Prima di lanciarci a parlare di ciò che è successo a Manhunt 2, cerchiamo di capire cos’è Manhunt 2. Il protagonista del gioco sarà lo scienziato Daniel Lamb. Lamb ha lavorato per sei anni in un segretissimo programma di armi basate su delle droghe, programma conosciuto con il nome "The Project" ("Il Progetto"). Per qualche strano motivo, Lamb viene rinchiuso nell'ospedale psichiatrico privato "Dixmor Hospital" dai loschi sostenitori del progetto. Il gioco inizia con una scena dove Lamb è ancora rinchiuso nella sua cella con la sua prima vittima, una dottoressa uccisa per strangolamento. Successivamente una tempesta elettromagnetica colpisce e disattiva l'energia elettrica dell'ospedale, liberando i pazienti detenuti. Lamb dovrà inizialmente attraversare i corridoi bui dell'ospedale, ed è qui che i meccanismi della furtività si attiveranno. Bisognerà stare attenti a non fare troppo rumore durante la fuga, i pazienti internati infatti potranno lanciare oggetti contro di noi. Dopo poco, si incontrerà un altro paziente ricoverato, lo psicotico Leo Kasper, il quale sarà lieto di insegnare ed accompagnare Lamb nella brutale arte della violenza.
Manhunt 2 – esattamente come il suo predecessore – è un titolo in cui l’importante non è uccidere prima di essere ucciso, ma cacciare il nemico, seguirlo cercando di essere il più furtivo possibile, affiancarlo ed effettuare l’uccisione più violenta, cruenta e splatter che mente umana possa immaginare. Manhunt 2 però non è un semplice simulatore di morte come molti benpensanti possono credere. Dietro la giocabilità esiste una trama viva e pulsante, una storia di grande impatto narrativo come alcuni dei migliori film horror usciti nei cinema di tutto il mondo. Jeronimo Barrera – Vice Presidente del reparto Product Development di Rockstar Games – ha voluto puntare il dito proprio su questa disparità di trattamento tra il videogioco e un film. A differenza del film horror dove si affronta inermi una storia, il videogioco permette di entrare al suo interno, esplorarla e viverla in un altro modo. A queste affermazioni hanno ribattuto in tanti, in primis il Mainmonides Medical Center con per voce di Alan Hilfer, il Direttore del Centro di Psicologia che ha affermato che l’esposizione alla violenza desensibilizza il giocatore – in particolare i ragazzi – agli atti violenti facendo credere che questi siano immuni da ogni responsabilità eliminando quindi il concetto che la violenza è qualcosa di sbagliato.
Come abbiamo detto all’inizio di questo speciale, il 19 Giugno 2007 BBFC ed ESRB hanno difatti messo al bando Manhunt 2 dal territorio inglese e da quello americano. La scelta di Rockstar Games è stata prima quella di appellarsi a questa classificazione sospendendo l’uscita del titolo e tentando di far cambiare idea ai due organismi, ma successivamente, dopo aver capito che non c’era campo su cui trattare, Rockstar Games si è vista obbligata nel modificare alcuni aspetti del titolo e il 24 Agosto 2007 la società Americana è in grado di affermare che grazie ad alcune modifiche fatte al gioco, l’organismo americano di controllo ha modificato la classificazione di Manhunt 2 da “Adults Only” (riservato ad un pubblico adulto) a “Mature” (riservato ad un pubblico maggiore di 16 anni). Grazie a questa modifica, Manhunt 2 è stato nuovamente messo in vendita arrivando nel territorio Statunitense il 31 Ottobre 2007. A differenza dell’ESRB, la BBFC non ha ritenuto le modifiche fatte sufficienti per “rimuovere l’eccessiva violenza e l’occasionale sadismo” presenti all’interno del gioco, continuando quindi a mantenere il bando sul titolo di Rockstar Games.
A scombinare i piani di BBFC, ESRB e Rockstar stessa è stato però un – odierno ex – dipendente di Sony che in barba a tutti gli organismi ha rubato e rilasciato su Internet una copia non completa e non censurata di Manhunt 2 per il territorio Europeo – a molti è sembrata quasi una mossa studiata a tavolino da qualcuno, ma non ci sono conferme per poter affermare una cosa di questa gravità – facendo impazzire la rete e migliaia di videogiocatori che si sono subito messi alla ricerca del gioco.
Parlando con Barrera e diversi giornalisti che in passato hanno avuto modo di recensire il titolo prima che venisse censurato – ricordiamo che il bando è stato attuato pochi giorni prima del rilascio ufficiale del gioco – abbiamo cercato di capire cosa effettivamente è stato rimosso e modificato nel gioco. Voci di corridoio parlano di una scena di evirazione e di filtri audio/video che coprono le animazioni delle esecuzioni, altri dicevano che erano state rimosse scene di sesso non interattive ed addirittura un infanticidio, ma quasi nulla di tutto questo corrisponde a verità. Le cose totalmente inventate sono l’infanticidio e le scene di sesso – Rockstar è famosa per non aver mai inserito bambini nei suoi videogiochi e dopo lo scandalo Hot Coffee difficilmente avrebbe ripetuto lo stesso errore – mentre corrispondono a verità la rimozione di un’esecuzione e l’aggiunta di filtri, quest’ultimi non pesanti come si può pensare. Oltre a questo è stato anche rimosso il sistema di punteggio che premiava il giocatore a seconda della minore/maggiore violenza delle esecuzioni, aspetto che nel primo Manhunt era presente e necessario per sbloccare concept-art e livelli inediti. Ma andiamo con ordine e vediamo di affrontare ogni aspetto modificato del gioco rispetto alla sua versione originale.
L’esecuzione rimossa sembra – non esistono difatti conferme o smentite ufficiali in merito – abbia a che fare con l’utilizzo della pinza come arma sfruttata, come detto in precedenza, per evirare il cacciatore sotto tiro. Sempre secondo fonti non confermate, il protagonista della storia durante questa esecuzione colpirebbe il nemico da dietro agganciandone i gioielli di famiglia e tagliandoli dando uno strattone. Ripeto che non è stato confermato che la scena sia questa, ma ci sono ottime probabilità che non si vedano cose di questo tipo.
I filtri audio/video sulle scene delle esecuzioni erano raccontati come un suono pastoso ed una visuale praticamente oscurata, ma non è esattamente così. L’audio rimane pressoché fedele mentre il video si colora di rosso e blu durante l’avvicinamento al cacciatore e nelle scene di contatto tutto si trasforma in un negativo in bianco e nero. Resta quindi possibile capire senza problemi la cruenta azione – eliminando un cacciatore con una penna si capisce perfettamente che questa viene prima infilzata nel collo, poi negli occhi ed infine utilizzata per bucherellare la pancia del malcapitato. Non reputiamo quindi questo sistema una censura visto che effettivamente nulla è censurato, anzi, l’aspetto finale è più impressionante e non perde un singolo bit della sua violenza.
Infine, a differenza del primo capitolo, è stato completamente rimosso il sistema di punti che premia il giocatore con dei bonus nel caso in cui questo completi il livello eseguendo le azioni più violente disponibili. Barrera ha affermato che questo sistema è una qualcosa ereditato direttamente dal precedente capitolo e che la sua rimozione non ha nulla a che fare con la classificazione quanto piuttosto con una scelta dei programmatori che serva a rendere più fluido il passaggio tra i capitoli.
Nel momento in cui ci troveremo Manhunt 2 per le mani – sia questa una versione import dall’America o la futura versione PAL – poche saranno gli effettivi cambi rispetto alla forma originale con cui era stato concepito il gioco, nessuna scena della storia è stata difatti eliminata, nessun luogo, evento o oggetto è stato rimosso e la storia raccontata tiene il suo aspetto da horror di prima categoria. Il futuro di questa serie diventa però sempre più difficile, soprattutto se pensiamo a cosa è avvenuto all’uscita del primo capitolo e cosa invece è successo all’annuncio del secondo. Se la curva degli eventi manterrà questa traiettoria, un possibile Manhunt 3 sarà bandito ancor prima di essere annunciato. Su questa possibilità Barrera afferma che il futuro di questa serie non è scritto, potrebbe uscire un futuro Manhunt da giocare esclusivamente in Multiplayer o potrebbe non uscire mai un terzo capitolo. Tornando a Manhunt 2 è stato chiesto a Barrera se il team ha intenzione di rilasciare la versione PC di Manhunt senza alcuna censura o modifica rispetto al progetto iniziale – a differenza dei giochi per console, i giochi classificato AO vengono tranquillamente venduti per PC. A questa domanda la risposta è stata che non c’è nessun annuncio da fare.
Quando un divieto è in realtà solo un consiglio
Sino ad ora abbiamo parlato di BBFC e di ESRB, ma tutto il mondo è pieno di questi organismi di rating come il PEGI che controlla la diffusione dei titoli in Europa, con alcune eccezioni come la Germania controllata dall’ Unterhaltungssoftware Selbstkontrolle. Anche Australia e Nuova Zelanda hanno il loro organismo – l’Office of Film and Literature Classification – così come il Giappone che è controllato dal Computer Entertainment Rating Organization. Il ruolo di questi organismi è quello di controllare e classificare videogiochi, film, libri e molto altro secondo un sistema che permetta di capire l’età consigliata per un determinato prodotto.
Tralasciando film e libri, parliamo del sistema base di classificazione dei contenuti di un videogioco. Agli organismi di rating viene inviata una recensione del titolo – articolo scritto dagli stessi sviluppatori – insieme ad una beta del gioco così da permette ai vari commissari di comprendere a pieno quali siano i contenuti e i temi trattati dal videogioco. Durante questa fase, al titolo viene assegnata una classificazione provvisoria che verrà successivamente cambiata con un’altra in via definitiva – o quasi. Ottenuta la classificazione definitiva il titolo sarà relegato all’interno di una categoria che può variare da “Adatto a tutti”, “+18” o come avviene con l’ESRB, “Solo Adulti” – visto che il Mature come limite minimo di età prevede 16 anni e non 18 o 21.
Con il titolo pronto per il commercio, la funzione della classificazione diventa doppia, importantissima per chi produce il gioco ed un inutile fronzolo per chi materialmente vende il gioco, la classificazione assegnata dai vari organismi non è difatti una legge – come ad esempio quella che regola in Italia i cinema a luci rosse – ma un “amichevole consiglio” piazzato sulla copertina per permettere ai genitori di capire se quel gioco è adatto o meno all’età del proprio figlio. Come detto prima, per le software house la classificazione assegnata al gioco è di fondamentale importanza visto che in molti paesi – America, Australia e Germania su tutti – il sistema di rating non solo è molto restrittivo, ma influisce anche direttamente sulle vendite toccando due diversi campi: la vendita al dettaglio e la casa produttrice della piattaforma. Bandendo un gioco o classificandolo come adatto a soli adulti, molti negozi – soprattutto le grandi catene commerciali negli Stati Uniti – si rifiutano di mettere in vendita il titolo diminuendo esponenzialmente la quantità di copie vendute. Allo stesso modo si comportano Sony, Nintendo e Microsoft che si rifiutano di dare il lasciapassare per la vendita di titoli classificati per soli adulti dedicati alle loro console – gli unici titoli AO sono infatti disponibili esclusivamente per Personal Computer.
Possiamo quindi notare che se da un certo punto di vista i sistemi di rating non servono assolutamente a nulla – vedi undicenni giocare a Playboy The Mansion o Clive Barker’s Jericho – da un altro punto di vista la classificazione del gioco è un qualcosa in grado non solo di controllare le vendite, ma anche di arrivare a bloccarle del tutto. Erroneamente si può pensare che sia sufficiente rendere il rating una legge per eliminare ogni problema, ma non è così, soprattutto se guardiamo il mondo dei videogiochi con gli occhi di chi li sviluppa. Prendiamo ad esempio un titolo come Runaway 2: The Dream of the Turtle. Secondo la classificazione PEGI al titolo è stato dato il simbolo “+12” a causa dell’uso di un linguaggio non consono – a memoria ricordo solo la battuta “che stronzo di monaco”, ma va bene, stiamo facendo un esempio. Se la classificazione fosse una legge il titolo, che è una simpaticissima avventura grafica simile ai tipici punta e clicca per bambini, non dovrebbe andare nella mani di chiunque sia inferiore a 12 anni. Così facendo gli sviluppatori si vedrebbero tagliati un’ampissima porzione di potenziali videogiocatori, pensate quindi cosa potrebbe accadere invece con i vari titoli classificati “+18” come Assassin’s Creed, Ninja Gaiden Sigma, Halo 3 o God of War. Ho volutamente citare dei blockbuster per far comprendere il danno economico che potrebbe subentrare in una software house se quel limite oggi semplicemente consigliato diventasse una legge domani.
Capito questo, non è quindi difficile comprendere come alle software house convenga che i sistemi di classificazione restino con l’odierna struttura, ciò che dovrebbe cambiare è piuttosto la vendita al dettaglio con commessi in grado di capire che un’avventura grafica può anche andare bene per un bambino al contrario di un gioco d’azione con sparatorie e sangue che schizza a destra e sinistra.
Conclusioni
Far fuori Rockstar non è certo una facile missione – l’avvocato Jack Thompson ne è perfettamente conscio – e nonostante la classificazione negativa, il bando e le censure, Manhunt 2 non ha perso nulla del suo aspetto violento e volutamente oscuro e in barba a tutti, l’uscita coinciderà con la festa di Halloween... dolcetto o esecuzione sommaria?